TENNIS BEST MAGAZINE. E TU, DI CHE PLANTARE SEI?

18/04/2020

I PIEDI SONO LA PRINCIPALE CAUSA INFORTUNISTICA NEL TENNIS. EPPURE LA LORO CURA è SPESSO TRASCURATA. IL DOTT. LUCA AVAGNINA CI SPIEGA I RISCHI DEL CASO

 

GIOCARE SENZA PLANTARE, VUOL DIRE CERCAR DI FARSI MALE 

L’input ce lo ha dato Fabio Fognini: “Volete conoscere come prevenire i problemi ai piedi? Andate da Luca, è il massimo esperto nel settore. Garantisco io.”. Luca Avagnina ama definirsi un podoiatra (“Quando dici podologo, la gente pensa che facciamo la pedicure e togliamo calli”) e ha risolto i (tanti) problemi ai piedi di sportivi famosi. Tra i quali tanti tennisti: oltre a Fognini, anche Davide Sanguinetti e Mara Santangelo, per citarne un paio.

“Il tennis è uno sport che sollecita molto gli arti inferiori – attacca il dott. Avagnina -, ma troppo spesso i pericoli vengono trascurati e senza un’adeguata opera di prevenzione, si rischia di intervenire tardi. Ricordo che l’ex coach di Fognini, Leonardo Caperchi, me lo portava fin da ragazzino, non perché avesse male, ma perché gli infortuni voleva prevenirli”. Ok, capito, ma lasciando perdere i professionisti, di cosa si devono occupare i giocatori di club? “Un atleta, anche se non professionista, è differente dalla persona comune, per i carichi che impone al suo fisico. Un esempio automobilistico per chiarire: se giriamo a 50 km/h con una Panda in città, anche se non abbiamo tutti i parametri apposto, comunque non corriamo grossi rischi. Se già cominciamo a guidare una macchina di cilindrata maggiore in autostrada la faccenda diventa più complicata; se poi pensiamo ad una Formula Uno senza un assetto perfettamente in ordine, siamo sicuri di andare a sbattere. Ecco lo stesso accade con i nostri piedi. Chiaro che le esigenze di un atleta professionista sono diverse, ma anche quelle del giocatore di club sono differenti dal capoufficio che non svolge nessuna attività sportiva”. Quindi curare i piedi è un aspetto fondamentale per la salute dell’atleta, e in particolare del tennista: “Verissimo – continua Avagnina – perché ci sono sport più semplici del tennis per i nostri piedi, in quanto il tennis obbliga a spostamenti non simmetrici e non ripetitivi. Non a caso piede e caviglia sono i traumi più frequenti, ma tanti altri infortuni sono determinati dai piedi, da un eccesso di pronazione o di supinazione. Si parla spesso di fascite plantare, termine molto generico, ma le patologie possibili sono tantissime. E poi, che pensate, magari avete male alla schiena ma il problema da risolvere sta nel piede. Ormai è stato appurato che sostanzialmente tutti questi tipi di patologie sono determinate dall’assetto che si crea quando si appoggia il piede per terra. E dopotutto, il piede è l’unico arto che tocca il terreno, giusto?”. Indubbiamente. Ma l’atleta medio, più che le cause di un fastidio o di un infortunio, interessano i rimedi. “Premesso che ogni caso va valutato singolarmente, credo che un’atleta, anche di medio livello, che svolge attività sportiva in maniera continuativa e non si avvale di un plantare specifico nella scarpa, sta solo cercando di farsi male”. Senza nemmeno troppo aspettare, compare la parola magica: plantare. Difficile trovare ancora un singolo atleta professionista che non ne utilizzo uno, quando addirittura la scarpa non è studiata appositamente per le esigenze di un top player (avete presenti le ultime Nike Vapor Tour per le quali la Nike ha seguito pedissequamente le richieste di un certo Roger Federer?). “Mi sorprenderebbe il contrario – dice ancora Avagnina -. Però anche in questo caso, serve un’adeguata preparazione perché il plantare giusto può risolvere problemi dannosi, ma uno sbagliato aumenta i danni. E io, mi creda, nel corso della mia carriera ne ho visti di plantari fatti male!”. Ed eccolo snocciolare una casistica importante: “Nel tennis ho lavorato con tanti giocatori ma mi piace ricordare un paio di episodi: con Mara Santangelo ho lavorato tanti anni: aveva dei piedi disastrosi ma siamo riusciti a tenerla in pista a lungo. Poi ha deciso di far da sé, e dopo essere stata costretta ad un tour de force sull’erba di Wimbledon, si è spaccata definitivamente. E poi la Serra Zanetti: le ho preparato un plantare specifico e ricordo che mi ha chiamato in lacrime: “Dottore, ma io non ho più dolore e potrei tornare a giocare anche domani”. Talvolta ci sono casi che lasciano sorpreso anche me!”. Quel che appare chiaro però, e che bisogna trovare la soluzione (e quindi il plantare) più appropriato. Il dottor Avagnina ci conduce verso i laboratori dove appositi strumenti verificano il tipo di appoggio, di corsa, di pronazione eccetera eccetera, prima che l’esperienza medica dia la diagnosi definitiva. A qual punto, ogni singolo plantare viene lavorato in maniera personalizzata a seconda delle esigenze dell’atleta. “Beh, mica puoi far lo stesso plantare per una Church o una Nike!”. Già, perché oltre al piede, bisogna far attenzione anche alla scarpa che si sceglie: “Io consiglio sempre una scarpa neutra.

Evitate i modelli consigliati solo per pronatori o solo per supinatori. Certi movimenti possono essere costretti solo da un planare studiato apposta”. E’ d’accordo anche un suo collega, il dott. Mattia Luca Castellani: “Nel tennis le gambe devono affrontare movimenti rapidi in ogni direzione. La complessità e la completezza dei movimenti consente di potenziare il tono muscolare generale e, armonicamente, di sviluppare agilità e scioltezza. Però è indispensabile possedere un ottimo stato di salute generale, in particolare, una buona condizione delle articolazioni e dei muscoli. Si stima approssimativamente che un individuo camminando, pesi tre volte tanto il suo reale peso corporeo. Pensate cosa succede quando si corre si corre o si salta. L’impatto del piede col terreno si trasforma così in energia negativa che attraversa tutto il corpo, traumatizzando la struttura scheletrica, muscolare e tendinea. Sono tanti piccoli microtraumi che nel tempo, se trascurati, si trasformano in traumi veri e propri.” Per questo il dott. Castellani consiglia le solette Noene perché il materiale anti-vibrazioni riduce questi shock da impatto. Conferma anche il dott. Avagnina con una precisazione: “Tutto vero con un’eccezione: se il piede soffre di eccessivo lassismo, una ulteriore dose di ammortizzamento non aiuta”. Casi rari perché i tennisti, soprattutto se chiamati a giocare sul sintetico, hanno solitamente il problema di appoggi troppo duri e rigidi. Inoltre, la situazione va valutata non solo per test statici, ma soprattutto in dinamica. E qui nascono i problemi, perché il movimento del piede è talmente complicato, che diventa sostanzialmente impossibile verificare ogni singolo movimento, nonostante plantari “intelligenti” che rilevano determinati gesti in dinamica e ancor più nel tennis, sport completo ma così particolare, dove gli spostamenti possono essere di qualsiasi tipo. “Tuttavia – ci conforta Avagnina – una volta stabilito che il piede è stato rimesso in assetto corretto nei movimenti più semplici, è stimato che dovrebbe trovare i corretti adattamenti anche quando è chiamato a movimenti più complessi”. Abbiamo dunque appurato che il mal di schiena, il mal di gambe, i dolori alle ginocchia, possono tutti dipendere dal piede. Che va coccolato, seguito e curato a dovere. Sapendo che nella maggior parte dei casi è sufficiente un plantare. Per questo sul prossimo numero troverete un servizio completo su come si realizza un plantare ad hoc.

articolo tratto dall'uscita sulla rivista Tennis Best Magazine

 

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